alias: perchè Nichi Vendola vincerà le primarie del centrosinistra.
Il senatore PD Stefano Ceccanti, all’indomani della disponibilità, espressa da Monti, a mettersi nuovamente al servizio della Nazione dopo le elezioni del 2013 «ove ce ne fosse bisogno», ha dichiarato che «le primarie sono il dito che indica la luna. Monti è la luna. Scegliamo il dito che la indica». Con una perifrasi di folgorante lucidità,
Il senatore PD Stefano Ceccanti, all’indomani della disponibilità, espressa da Monti, a mettersi nuovamente al servizio della Nazione dopo le elezioni del 2013 «ove ce ne fosse bisogno», ha dichiarato che «le primarie sono il dito che indica la luna. Monti è la luna. Scegliamo il dito che la indica». Con una perifrasi di folgorante lucidità,
Ceccanti rappresenta, in un sol colpo: a) la condizione di crescente sbandamento del centrosinistra, b) il declino che stanno subendo le primarie, se intese come effettivo strumento di partecipazione alla vita e alle scelte di partiti in drammatica crisi di credibilità, c) il complessivo stato comatoso in cui versa, oggi, in Italia, la democrazia.
Si potrebbe replicare, a buon diritto, che, quando il dito indica la luna, soltanto l’imbecille guarda il dito. Ma questo il Senatore già lo sa. Non per caso, insieme agli altri fautori del Monti-bis (Ichino, Morando, Gentiloni, Vassallo ecc.), si è ben guardato dall’esprimere un candidato d’area alle primarie del centrosinistra. Nel ragionevole schema dei montiani del PD, a bocce ferme, perdere non si può, giacché la luna già risplende alta, e senza alternative, nel cielo della politica. Indipendentemente dal dito che la indicherà.
Quel che Ceccanti trascura, nella sua lucida, ancorché asfissiante, previsione, è una variabile, oggi periferica, ma che da domani potrebbe diventare assolutamente determinante: questa variante, con cui pure il PD dovrebbe aver imparato a far i conti dal 2005 ad oggi, si chiama Nichi Vendola. E ciò non solo e non tanto perché Vendola sia stato in passato, o possa dimostrarsi, oggi, tanto abile da ridisegnare, con le proprie incursioni, lo spazio politico nel quale gli elettori di centrosinistra sono chiamati a scegliere la leadership più idonea a incarnare una reale possibilità di cambiamento nell’attuale palude della politica. Bensì per il fatto, elementare e incontestabile, che Nichi costituisce, bon gré mal gré, l’unica figura che possa attribuire un senso a quello straordinario strumento di partecipazione che le primarie hanno dimostrato di rappresentare.
Checché ne dicano Renzi e Bersani – peraltro accomunati, loro malgrado, da questo (unico) elemento – la vittoria, rispettivamente, dell’uno o dell’altro non potrebbe dare un esito diverso da un secondo Governo Monti, sostenuto, a seconda della legge elettorale e dei risultati dei singoli partiti, da un’asse tra PD e forze di centro o centro-destra (nella specie Rutelli, Casini, ma anche Fini e all’occorrenza Montezemolo), oppure, come spera, in cuor suo lo stesso Berlusconi, da una nuova, sciagurata, “strana maggioranza”.
Oltre il recinto, pur provvisorio e ballerino, del controsinistra odierno (PD, Socialisti e SEL) non vi sono, del resto, alternative credibili, in grado valicare i confini della mera testimonianza. Né possono farlo, altrove, la Lega o il movimento 5stelle, quest’ultimo, peraltro, in difficoltà non solo sul piano del governo (vedi il caso di Parma), ma pure sul più favorevole terreno del “movimento” (vedi il caso Favia).
In questo scenario, dinanzi al referendum sulla continuità o discontinuità con la c.d. agenda Monti, che le primarie sono fatalmente destinate a divenire, Nichi Vendola è la sola figura capace di incarnare non solo una radicale discontinuità col passato, ma pure una credibile alternativa di governo. Ciò, nel quadro della sola compagine che può ambire a vincere le elezioni e governare il paese, andando dall’IDV di un Di Pietro già saggiamente rientrato nei ranghi, al PD di un Bersani non più indisponibile a ridiscutere i confini della coalizione.
Vendola dispone, almeno in potenza, di un grande vantaggio dinanzi ad un popolo già troppo a lungo sacrificato sull’altare dello spread, se non altro perché è il solo che possa domandare ai propri scomposti compagni di viaggio se essi vogliono davvero vincere le elezioni del 2013, o intendono, al contrario, pareggiarle (PD) o perderle meno peggio che sia possibile (IDV).
Per queste ragioni, in barba ai pronostici di giornalisti di grido, raffinati analisti politici e osservatori più o meno smaliziati, Nichi Vendola può rappresentare, se ne sarà capace, se ne saremo capaci, la “luna nuova” che si affaccia tra le nuvole dell’autunno che incombe.
Federico Martelloni
Coordinatore del circolo Gian Maria Volontè (SEL – Bologna)
Si potrebbe replicare, a buon diritto, che, quando il dito indica la luna, soltanto l’imbecille guarda il dito. Ma questo il Senatore già lo sa. Non per caso, insieme agli altri fautori del Monti-bis (Ichino, Morando, Gentiloni, Vassallo ecc.), si è ben guardato dall’esprimere un candidato d’area alle primarie del centrosinistra. Nel ragionevole schema dei montiani del PD, a bocce ferme, perdere non si può, giacché la luna già risplende alta, e senza alternative, nel cielo della politica. Indipendentemente dal dito che la indicherà.
Quel che Ceccanti trascura, nella sua lucida, ancorché asfissiante, previsione, è una variabile, oggi periferica, ma che da domani potrebbe diventare assolutamente determinante: questa variante, con cui pure il PD dovrebbe aver imparato a far i conti dal 2005 ad oggi, si chiama Nichi Vendola. E ciò non solo e non tanto perché Vendola sia stato in passato, o possa dimostrarsi, oggi, tanto abile da ridisegnare, con le proprie incursioni, lo spazio politico nel quale gli elettori di centrosinistra sono chiamati a scegliere la leadership più idonea a incarnare una reale possibilità di cambiamento nell’attuale palude della politica. Bensì per il fatto, elementare e incontestabile, che Nichi costituisce, bon gré mal gré, l’unica figura che possa attribuire un senso a quello straordinario strumento di partecipazione che le primarie hanno dimostrato di rappresentare.
Checché ne dicano Renzi e Bersani – peraltro accomunati, loro malgrado, da questo (unico) elemento – la vittoria, rispettivamente, dell’uno o dell’altro non potrebbe dare un esito diverso da un secondo Governo Monti, sostenuto, a seconda della legge elettorale e dei risultati dei singoli partiti, da un’asse tra PD e forze di centro o centro-destra (nella specie Rutelli, Casini, ma anche Fini e all’occorrenza Montezemolo), oppure, come spera, in cuor suo lo stesso Berlusconi, da una nuova, sciagurata, “strana maggioranza”.
Oltre il recinto, pur provvisorio e ballerino, del controsinistra odierno (PD, Socialisti e SEL) non vi sono, del resto, alternative credibili, in grado valicare i confini della mera testimonianza. Né possono farlo, altrove, la Lega o il movimento 5stelle, quest’ultimo, peraltro, in difficoltà non solo sul piano del governo (vedi il caso di Parma), ma pure sul più favorevole terreno del “movimento” (vedi il caso Favia).
In questo scenario, dinanzi al referendum sulla continuità o discontinuità con la c.d. agenda Monti, che le primarie sono fatalmente destinate a divenire, Nichi Vendola è la sola figura capace di incarnare non solo una radicale discontinuità col passato, ma pure una credibile alternativa di governo. Ciò, nel quadro della sola compagine che può ambire a vincere le elezioni e governare il paese, andando dall’IDV di un Di Pietro già saggiamente rientrato nei ranghi, al PD di un Bersani non più indisponibile a ridiscutere i confini della coalizione.
Vendola dispone, almeno in potenza, di un grande vantaggio dinanzi ad un popolo già troppo a lungo sacrificato sull’altare dello spread, se non altro perché è il solo che possa domandare ai propri scomposti compagni di viaggio se essi vogliono davvero vincere le elezioni del 2013, o intendono, al contrario, pareggiarle (PD) o perderle meno peggio che sia possibile (IDV).
Per queste ragioni, in barba ai pronostici di giornalisti di grido, raffinati analisti politici e osservatori più o meno smaliziati, Nichi Vendola può rappresentare, se ne sarà capace, se ne saremo capaci, la “luna nuova” che si affaccia tra le nuvole dell’autunno che incombe.
Federico Martelloni
Coordinatore del circolo Gian Maria Volontè (SEL – Bologna)